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Aiutare noi occidentali a recuperare la connessione con le nostre radici spirituali è lo scopo profondo del progetto che ha portato alla nascita della Casa dell’Anima.

Queste radici spirituali sono anche nostre, perché sono universali e riguardano la natura e i suoi elementi: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco, che possiamo trovare in qualunque angolo della Terra.

Anche noi abbiamo memoria di un tempo nel quale la Natura era percepita come un organismo vivente, alle cui forze venivano indirizzate richieste e offerte rituali.

L’espressione “un mondo pieno di Dei”, ad esempio, risale a Plutarco, un filosofo greco dell’antichità.

I filosofi rinascimentali, che hanno ripreso la saggezza degli antichi greci, parlavano di un’Anima del mondo (Anima Mundi), che infondeva di spirito vitale ogni cosa, e alla quali gli uomini partecipavano con pratiche specifiche. 

Queste pratiche, come già detto, in Africa hanno trovato il modo di conservarsi meglio che in altri luoghi e sono state tramandate oralmente, conservandone così l’efficacia e l’attualità (a differenza delle tradizioni scritte, che dopo un po’ hanno bisogno di una rispolverata). 

La Casa dell’Anima non è quindi un luogo settario, dove si pratica esclusivamente la spiritualità africana.

Le pratiche che qui hanno luogo, come già detto, sono universali. Permettono di riconnetterci alle forze profonde della Natura (nei suoi elementi costitutivi di aria, acqua, fuoco e terra, che troviamo anche nelle nostre tradizioni occidentali) e di riscoprire le nostre radici profonde, che, sebbene siano state spesso sommerse da strati di presunta civiltà materiale, tuttavia dormono dentro di noi, pronte a risvegliarsi. 

Le radici non sono altro che questo: la nostra cultura d’origine, gli antenati, ma anche gli istinti, l’energia vitale e quella “fede animale” nella vita e nel suo disegno sconosciuto. 

Gli antenati biologici, ad esempio, sono depositari di un obiettivo comune che si tramanda di generazione in generazione e che è anche il nostro: una volta che l’abbiamo scoperto, essi possono aiutarci a realizzarlo.

Lo stesso vale per i maestri, coloro che sono venuti prima di noi e che ispirano in noi saggezza e connessione profonda con i nostri obiettivi e sogni più autentici. Anche ad essi possiamo rivolgerci perché ci aiutino a realizzarli – anche essi costituiscono le nostre radici.

Il nome italiano che ho scelto di dare a questo luogo sacro è “Casa dell’Anima”, giacché ciò di cui si parla realmente è di risvegliare l’anima di chiunque entri in questo luogo, e l’anima stessa del luogo che la ospita.

Manerba del Garda, per inciso, ha mantenuto intatte le proprie origini, soprattutto in alcune frazioni (come Balbiana, dove si trova la Casa dell’Anima).

Il nome stesso di Manerba rimanda direttamente al culto, diffuso in questa regione, della dea antico romana Minerva (Atena per i greci, da cui Valtenesi, ossia “Valle di Atena”) e di una divinità femminile ancora più antica, che poi ha preso le sembianze e le caratteristiche di Minerva (tra cui l’ulivo, che in questa regione brulica). 

L’intera Italia, più di altri luoghi, ha mantenuto aperta la propria sensibilità al mondo spirituale.

Altri Maestri occidentali lo testimoniano, uno fra tutti lo scrittore e psicoanalista americano James Hillman, che più volte è venuto in Italia a riscoprire la culla del rinascimento e dei suoi filosofi neoplatonici, che ci hanno trasmesso il sapere e la sensibilità per l’Anima del Mondo.

Posso perciò solamente intuire come mai questa missione abbia incrociato questo Paese, oltre che la mia strada e la mia storia personale.

Ne ho scritto in due articoli, dedicati alle radici paterne e artistiche e alle radici materne e spirituali).

Oltre al mio maestro, che ha portato la propria esperienza e tradizione africana, alla realizzazione stessa della Casa hanno partecipato artisti, architetti, artigiani, maestranze che hanno portato la loro esperienza e conoscenza, frutto di contaminazioni con culture locali e non solo africane.

L’artista che ha curato le decorazioni alle pareti, ad esempio, è anche un appassionato ed esperto di medicina tradizionale cinese.

L’architetta che ha progettato gli ambienti è esperta di cultura induista (Vastu).

Io stesso, infine, ho dato e do il mio contributo in termini di alchimia e di cultura immaginale.