Almeno durante questi giorni a cavallo della festa dei Morti, trova il tempo di fare una visita ai tuoi antenati e di fare qualcosa per nutrire e mantenere un legame con loro.
Questo legame può nutrire anche te.
I tuoi morti possono darti ancora molto.
Anzitutto il sostegno e il radicamento, ossia la consapevolezza di essere parte di un destino o di qualcosa che va oltre te stessə.
Si può credere o non credere nel trascendente, ma è difficile non credere all’evidenza concreta, palpabile di una lapide, una fotografia che riassumono tutto ciò che ci rimane di coloro che abbiamo amato.
Onorare i morti è riconoscere ciò che possiamo trasmettere, più ancora che ereditare.
Essere anelli all’interno di una catena più lunga non è per forza una condizione limitante, “incatenante”, condizionante.
Possiamo anche vederla come un prolungamento della vita e come la possibilità di ereditare qualcosa di più o meno buono e tramandarlo a chi verrà dopo, in qualche modo migliorato e trasformato grazie al nostro passaggio.
Anche un anello, come il pallone da calcio, è rotondo.
Onorando i morti, andandoli a trovare, onoriamo la vita che è di passaggio nel nostro corpo.
Dai tuoi morti puoi anche ricevere la conoscenza, la saggezza e l’esperienza umane.
Non solamente quella accumulata durante la loro vita, ma anche durante la vita dei loro avi e di tutto il genere umano.
Avendo abbandonato il corpo fisico, possono infatti accedere più facilmente alle realtà sottili, che tradotto significa che hanno a che fare con una moltitudine infinita di esperienze umane, con le quali possono confrontarsi “animicamente” in caso di bisogno.
Per gli antichi, questo era il ruolo dei morti e degli antenati: consigliare i vivi nelle loro vicissitudini quotidiane e aiutarli a superare i propri limiti umani.
Pertanto, se lo vuoi, i tuoi avi possono consigliarti in merito a ciò che stai vivendo in questo momento.
Puoi instaurare con loro un dialogo interiore (ad alta voce o dentro di te), ma che deve contenere richieste esplicite, come ad esempio: “dimmi cosa posso fare in quella precisa situazione”.
La risposta arriverà nel momento opportuno. Dato che loro vivono nell’eternità, non hanno fretta. Ma arriverà, se ti metti in ascolto, quando sei pronto ad accoglierla.
Quello che devi fare, oltre a chiedere, è fare un dono.
Offrire ai propri famigliari, amici e cari defunti del cibo, cucinato in casa, o anche delle bevande e della frutta, è una pratica regolare in Asia, in Africa e in America Latina (vedi ad esempio il film “Coco” della Disney, ambientato in Messico).
È meglio se il cibo lo cucini direttamente tu. Può essere qualcosa a loro gradito, se li hai conosciuti, o dei doni della terra, come cereali o verdure, vanno benissimo, e delle bevande, alcoliche o dolci a seconda del gusto.
Potresti creare un piccolo “altare” temporaneo in qualche angolo della casa (possibilmente in direzione ovest o nord-ovest), dedicando un tavolo a questa festività, dove radunare le fotografie degli antenati se le hai, oppure oggetti a loro appartenuti, e dove offrire loro del cibo, un po’ alla maniera “messicana” di Coco (da cui ho preso tutte le illustrazioni per questo articolo, anche per sdrammatizzare un po’ l’argomento).
In aggiunta o alternativa (più praticabile in Italia), puoi donare loro dei fiori, purché vivi.
Puoi portarli al cimitero o, se sono lontani, puoi metterli davanti alle loro fotografie in un angolo della casa o del giardino.
Perché è così importante che cibo o fiori siano vivi?
Secondo diverse tradizioni spirituali, i morti non sono scomparsi, ma semplicemente invisibili. Anche se non li vediamo, continuano a vivere in mezzo a noi.
Si dice che si cibino dell’essenza sottile delle cose, in particolare del loro profumo.
Per questo, qualunque sia il tuo dono, è importante che sia vivo.
Cibo vivo, fiori vivi.
Donare loro qualcosa di vivo, come del cibo o dei fiori, non li fa certo tornare in vita, però mantiene vivo il legame con loro.
Siamo noi vivi ad aver ancora contatto con la vita e con la realtà visibile. Loro, i morti, sono dall’altro lato del fiume (o del ponte) e non possono occuparsi delle cose della vita, delle cose vive.
Questo piccolo dono di cose vive ricorda loro la vita trascorsa in carne ed ossa e perciò è a loro particolarmente gradito.
Cibo morto, preconfezionato, industriale, o fiori morti, finti, di plastica non sono particolarmente apprezzati.
I morti son già loro, dallo scambio con te che ancora vivi si aspettano qualcosa di vivo.
In più, regalando fiori o cibo morto, rischi che la risposta a ciò che hai chiesto sia all’altezza del tuo dono: una soluzione che nel caso migliore non arriverà, e nel caso peggiore (anche i morti possono offendersi) una risposta altrettanto “dozzinale”, plastificata, che ti allontana dalla tua unicità e da ciò che ti fa sentire vivo.
Obiezioni frequenti
1. “I fiori vivi costano”.
I fiori finti non costano di meno (provare per credere).
In aggiunta, c’è un legame antichissimo tra denaro e morti, che risale all’origine della nostra civiltà europea.
Nel mito greco, il Re dell’Oltretomba, Ade, era il più ricco degli Dei. A Lui andavano tutte le ricchezze accumulate in vita dalle Anime dei morti (così come le conoscenze e le esperienze di cui ho raccontato più sopra).
Anche la “versione” antico romana di Ade, Plutos (Plutone), significa proprio “il ricco”.
Quando poi, con l’era Cristiana, Ade-Plutone è stato assimilato al diavolo (termine inesistente nella cultura greco-romana), è nata l’espressione “vendere l’anima al diavolo” (cosa che solitamente si farebbe proprio per il denaro).
Per questi motivi, compiere un “sacrificio” in termini economici, almeno in occasione della loro festa, è un gesto gradito ai morti, che certamente sapranno ricambiare con la stessa moneta.
2. “I fiori veri non durano.”
La vita stessa è impermanente.
In più, non è tanto il fiore che viene apprezzato, ma il dono che trasforma l’oggetto floreale.
Un cibo o un fiore offerto in dono rendono rendono immortale, eterno, un oggetto mortale, destinato a nutrire (di cure e di attenzioni) un corpo altrettanto mortale.
Pensaci.
Con il cibo possiamo nutrire un corpo di carne e ossa; con qualsiasi oggetto il denaro possa acquistare possiamo riempire di cure e attenzioni corpi umani che tuttavia restano mortali.
È il dono che rende il cibo, i fiori e tutti i regali che il denaro può comprare, un nutrimento per l’anima, per ciò che è essenziale e invisibile agli occhi, e che dura in eterno.
Per mezzo di un dono, un gesto d’amore, puoi rendere felice una persona a cui tieni e che riempie di senso la tua esistenza.
E allora, la bocca, da organo di un corpo mortale diventa un sorriso che non ti scorderai facilmente. Gli occhi, organi mortali, si riempiono di gratitudine, gioia e diventano una porta sul mistero infinito dell’anima.
È il dono, il gesto d’amore che passa attraverso l’oggetto, a renderlo immortale.
Se nutre l’anima delle persone viventi, ancora di più fa con l’anima di chi non c’è più.
Pratica spirituale
Almeno durante questi giorni a cavallo della festa dei morti, trova il tempo di andare dai tuoi avi con dei fiori veri e compi questo scambio.
Se senti (il sentire è tutto in questo campo) di avere una buona relazione con un morto specifico, dedicati solamente a lei/lui per quest’anno.
Esprimi a lei/lui ciò che senti, i sentimenti che provi e che sono rimasti in sospeso, e se senti che quel famigliare o amico potrebbe darti ascolto, chiedigli ciò che ti sta a cuore sapere riguardo alla tua vita.
Chiedigli di aiutarti e di mostrarti ciò che ancora non vedi rispetto a quella situazione particolare che non riesci a sbrogliare con le tue forze.
Se non hai morti che senti “amici”, o se sono lontani, vai ugualmente a trovare un defunto.
Mi raccomando, il defunto che scegli deve essere un tuo famigliare, un tuo amico o anche un maestro che hai conosciuto in vita.
Non affidare la tua richiesta a defunti sconosciuti e nemmeno a presunti maestri che non hai conosciuto personalmente, perché non li conosci fino in fondo e potrebbero non riconoscerti a loro volta.
Il legame di sangue o in qualche modo affettivo ti garantisce comunque una protezione indispensabile in campo spirituale.
Anche se non senti di avere un buon feeling con il caro che hai scelto, compi ugualmente il tuo dono. In questo caso, fallo semplicemente con l’intenzione di donare. Questa è l’essenza stessa del perdono, il donare per donare, senza altri fini.
Anche se non c’è niente di preciso da perdonare, questo gesto ti aprirà porte che ancora non immagini, scioglierà blocchi che ancora non sai di avere e che, magari, sono proprio all’origine delle tue difficoltà. Il caso non esiste.
Domanda
Posso compiere questo gesto anche dopo il giorno dei Morti?
Il giorno dei morti, energeticamente, è il migliore, perché è situato esattamente a metà di un periodo nel quale la natura ci regala un’esperienza di introspezione e “discesa”, per portare luce e consapevolezza all’interno delle nostre radici profonde in vista di una “risalita” che comincerà verso la fine del mese, portando rinnovamento e rinascita.
Tuttavia, se non riesci a farlo a cavallo di questo giorno, puoi farlo anche nei giorni successivi (preferibilmente entro il 20, ma se proprio va bene anche dopo, purché a novembre).
Scrivimi
Se ne senti il bisogno, commenta o scrivimi attraverso i contatti (o in DM su Instagram) e ti fornirò maggiori dettagli, o indicazioni personalizzate su come realizzare il tuo dono.
Se lo vuoi, posso sostenerti spiritualmente per affrontare un caso delicato o semplicemente ciò che emerge dal lavoro che farai con i tuoi avi.
Ringraziamenti
Un sentito grazie a Edmonda del negozio La Rocca in Fiore di Manerba del Garda per le foto delle composizioni floreali allestite per la festa dei morti.
Raccogliere dei fiori è alla portata di tutti. Unirli sapientemente, abbinando colori, stili e significati, è un’arte che richiede passione, esperienza e maestria.
Se desideri sapere con quale combinazione di fiori puoi esprimere il tuo sentimento verso un particolare antenato della tua famiglia, o su come celebrare qualsiasi relazione o evento della tua vita attraverso un dono floreale, non esitare a contattarla.